Un anno nuovo, iniziato tra vecchie foto e video da archiviare. Ho ripensato a quando ho incontrato Finardi in un locale che sapeva di cantina, con la stanchezza e l’intimità di chi è sempre in tour, tra un soundcheck e l’altro, tra un “sarà questo il locale?” e un “speriamo in un buon fonico”.
Così ho incontrato Eugenio, un nome che mi suona amico che, con la sua Radio proprio in quel 1976, ha segnato un percorso che poi ha avuto un senso, almeno per me.
Un caffè speciale, da condividere con voi…
E intanto…
Eugenio canta
In un locale che sa di cantina
a respirare poesia
al suono di un basso
che picchia nella gola,
a cercare domande
per risposte già stanche.
Eugenio canta
e tremando
cerco un po’ di saggezza
che rincorro nelle sue canzoni
Eugenio canta
mentre io non so più respirare.
Non resterà niente di noi
mentre canti le tue canzoni
che ormai appartengono
a chi non scorderà mai
questo momento:
lo racconteremo ai figli
“Sai quella volta che
Eugenio cantava, e io con lui.”
Non ci ruberemo la vita
non capiremo di più,
ma vivremo un attimo
che suonerà per sempre,
che non varrà niente
che peserà tanto,
emozioni che urlano nella tua voce
e noi urliamo con te,
vai Eugenio canta,
come se non esistessero ma e se.
Savonarola è vivo
è vivo come noi
e suda ogni lacrima che avevamo sepolto,
urla alla vita
e uccide ogni paura.
Saremo uomini,
semplicemente uomini,
vivremo vite,
semplicemente Vite
che abbiamo perso un attimo
e nessuno ci ha restituito più
e intanto Eugenio canta
canta le nostre canzoni.
Abbiamo voglia di allungare le mani
e regalare un sorriso
uno sguardo sereno
mentre Eugenio canta
e non si può fermare
ora che siamo felici,
semplicemente felici
con la musica
nel nostro destino,
Uomini,
semplicemente uomini
vivremo vite,
semplicemente vite
mentre Eugenio canta
e io non potrò più
dimenticare.