Caffè Sospeso è la rubrica che ho creato per viaggiare di caffè sospeso in caffè sospeso, ringraziando i buoni avventori e osservando silenziosa lì nell’angolo, assaporando l’aroma dell’umanità, anch’essa sospesa, in quel infinito istante che passa tra il chiedere e il degustare.
Caro caffè, eri rimasto fin troppo sospeso. Eri rimasto compresso, incapsulato in quel punto del cuore che è meglio non spremere, che è meglio non sentire. Non me la potevo permettere questa pausa, questo fermarsi ad ascoltare il cuore, le sue aritmie, il suo saltare un battito pronunciando un nome, poi tanti nomi.
Ma siamo all’inizio di un nuovo anno, caro caffè e le stelle dicono che sarà un grande anno per noi che siamo bisesti sempre. Sono cambiate tante cose in questa lunga attesa, sono cambiate le posizioni delle lancette del tempo e, soprattutto, sono cambiati i pesi e le misure. Misure che sono colme.
Ricomincio dalle parole, che sono diventate il mio lavoro, ma che hanno smesso di diventare un rifugio, l’unica Casa dove ho sempre potuto tornare. Non so da dove ripartire, forse è giusto farlo da qui, dalle dita che danzano sulla tastiera alla ricerca dei pensieri e da questo caffè che non voglio più lasciare in sospeso.
Laura Dedendi
È che mi lasciavo trascinare in giro dalla tristezza
Quella che ti frega e ti prende le gambe
Che ti punta i piedi in quella direzione opposta
Così lontana dal presente
Ma noi siamo quelli che restano
In piedi e barcollano su tacchi che ballano
E gli occhiali li tolgono e con l’acceleratore fino in fondo le vite che sfreccianoE vai e vai che presto i giorni si allungano
Siamo quelli che restano
E avremo sogni come fari
Avremo gli occhi vigili e attenti
E selvatici degli animali È che mi voltavo a guardare indietro e Indietro ormai per me non c’era niente
Avevo capito le regole del gioco
E ne volevo un altro
Uno da prendere più seriamente