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L’articolo che abbiamo scelto di rimbalzare oggi è quello di Cristiana Mariani
Perchè il Festival è anche critica,
perchè il Festival è anche spetteguless,
perchè il Festival, per fortuna, è anche tanta ironia
Dalle polemiche alla Carrà, passando per l’inutile Casta:
le pagelle del Festival di Sanremo
19 febbraio 2014
Al bando le polemiche, spesso sterili e del tutto inutili: pensiamo soltanto a giocare. Avvertenza: in questo e nei post che seguiranno troverete giudizi ironici sul Festival di Sanremo. Pagelle scherzose, sia chiaro. Nessuno si ritenga offeso, è solo un gioco. Si fa per scherzare, senza sottostare a logiche di case discografiche, ma solo al gusto mio e del prezioso gruppo d’ascolto che da anni mi accompagna in questa avventura.
Il pre-festival di Pif: voto 6.5. Prevedibile, ma di qualità. Ormai lo stile di Pif è identificabile in quello de Il Testimone. Bene, bravo, per me è sì, però un minimo di originalità in più rispetto al solito stile da Mtv?
Le contestazioni dopo neanche un minuto dall’inizio del Festival: voto.0.5. Non tanto per il già visto che rende tutto più ridicolo quanto per l’incapacità del servizio di sicurezza: chi ha fatto arrivare due disperati a potersi quasi buttare da una balaustra?
Fabio Fazio: voto 4. In confronto a lui, Pippo Baudo era Superman. Fabio, ma due persone minacciano il suicidio e tu non solo non corri a salvarli ma non leggi neppure la lettera per cui vogliono uccidersi? E poi che fai? Parli di grandi artisti? Ma questi due poverini dove li hanno portati? In Siberia? Troppi interrogativi.
Arisa: Lentamente voto 5. E’ sanremese nel senso più negativo del termine, sembra una Nilla Pizzi moderna. Per me è no. Controvento voto 7. Molto più dinamica e orecchiabile, forse anche perché si è tolta le scarpe. La gonna evidenzia ciccia però rimane. Non vincerà, i tempi di Sincerità sono passati eccome. Chi veste Arisa: voto 1. Ma qualcosa di coprente no? Passa Controvento.
Frankie Hi Nrg: Un uomo è vivo. Ecco, non lui. Sembra Jovanotti che becca meno note del solito ed è un record. Ma non avrebbe potuto pensare di fare l’uncinetto? Voto: 2.5.Pedala. Appunto. Frankie, mi piacevi. Ti volevo bene. Adesso però Pedala davvero. Inizia alla Bregovich e prosegue alla Africa Unite. Quando qualcosa di davvero nuovo? Voto 5, peggio di “Un uomo è vivo” era impossibile fare. Ovviamente passa Pedala. Ciao Frankie, la finale te la guardi da casa.
Laetitia Casta bella, gonfia e fasciata in un abito da principessa. E’ necessaria quanto la scarlattina il giorno dell’ultimo dell’anno. Il suo siparietto con Fazio è quanto di più ignobile un cervello di scimmia con pollice opponibile abbia mai potuto partorire. Soldi buttati, questi sì, e soprattutto minuti di vita preziosi tolti ai telespettatori. Voglio la testa di Fazio e di chi ha concepito questa demenza. Voto? Dovrei pure sprecare un numero? Una pallottola sì, un numero giammai.
Antonella Ruggiero: Quando balliamo voto 5. Anche qui come nella prima canzone di Arisa c’è un po’ di Ravel: il Bolero quest’anno piace. Qui c’è anche un po’ di Vacanze Romane, ma molto peggio. Non sai da che parte prenderla, sta canzone. In compenso sai che devi prendere a schiaffi chi le ha fatto indossare un completo di due neri diversi. Bravi, bene, Ray Charles. Detto ciò, non si sopporta. Giuro che ho capito “ci guardiamo pollici” anziché “ci guardiamo complici”. Il rischio di una nuova Oxa di cui non si capisce il testo è evidente. Brano buono solo per un film di Ozpetek, mi fanno notare. Da lontano voto 4.5. Canzone anni Novanta di cui anche in questo caso non si capisce il testo. Urletti da aquila e parole da interpretare: è il marchio Ruggiero. Arriverà in finale perché è una signora della musica e ha una gran voce, io però non la metterei mai nel mio ipod e, anzi, l’avrei fatta rimanere sul divano di casa sua. Passa Da Lontano e l’auspicio è più che mai azzeccato.
Raphael Gualazzi e The Bloody beetroots: Tanto ci sei voto 5. L’attacco è di Easy dei The Commodores, forse ci si poteva sprecare un pelo di più. L’uomo ragno, come lo chiamano dalla mia regia, è immobile. Tipicamente Gualazzi e quindi, scusate, ma non lo sopporto.
Liberi o no: voto 5.5. Proprio quando pensi che il sonno abbia la meglio ecco che arriva qualcuno a svegliarti. Questo è l’unico merito di Gualazzi. Un mix fra Pino Daniele, musica anni Settanta e Audio 2 rende il brano meritorio di passare la selezione. Anche questo però, sia chiaro, nel mio iPod non entra neanche se me lo regalano.
Lo stegosauro Raffaella Carrà. Lo confesso: mi aspettavo di sentire “Rumore” e altri successi. Sarebbe stato un bel momento. Invece no. Quei volponi degli autori hanno deciso di farla esordire con uno dei momenti più trash di questa puntata. Impossibile fare peggio della Casta, diciamolo. Raffaellona, però, ci mette del suo con un corpo di ballo sbrilluccicante ed eterosessuale quanto Vladimir Luxuria e con un playback ai limiti del ridicolo. Sì, Raffaella ha mille anni e balla ancora. Lo sapevamo. Adesso basta però. Voto: 5.5. Peraltro, l’appello all’India per liberare i Marò è nel giusto contesto quanto un anello vibrante in un convento di suore.
Cristiano De Andrè: Invisibili voto 5. Appunto. Chi l’ha visto? Il prode Cristiano imita il padre nella serata sbagliata e gli viene anche male. E ovviamente non manca una strofa in genovese. Cri, già sentito mi spiace. Il brano parla di drogati, servirebbe giusto una pastiglietta per star svegli. Il cielo è vuoto: voto 5. Non se ne salva una, che ci posso fare? Passa questa.
Perturbazione: L’unica voto 6. Nulla di trascendentale, sia chiaro. Testo banalotto, voce quasi inesistente, ma in mezzo alla pochezza di questa serata sembra musica vera. L’Italia vista dal bar voto 6. Testo un pelo più impegnato, certo “Se la gente s’incazza scenderemo in piazza” è il luogo comune in tutti i sensi possibili, ma in una serata in cui al peggio non si vede la fine ci si accontenta. Passa L’unica.
Cat Stevens che dopo Father And Son si fa chiamare con tutti i nomi possibili e che viene presentato come incredibile: voto 6. Normale, nulla di che. E poi, mi dispiace Cat, ma resterai per sempre quello del capolavoro Father And Son. Che ti piaccia o no. A me piace e pure tanto. E quando la canta sparisce il fatto che sia ormai più inflazionata di Barbara D’Urso in tv. Brividi. Voto: 9.
E alla fine arriva Giusy Ferreri. Poverina, non è colpa sua se ci prende per sfinimento per colpa di lungaggini dovute a precedenti insopportabili scelte. L’amore possiede il bene inizia come “E dimmi che non vuoi morire” di Patty Pravo e in effetti ascoltandola non ci si vuole tagliare le vene. Anzi. Voto 6.5.Ti porto a cena con me voto 6. Aleggia Tiziano Ferro nell’aria, però di certo non è il peggio ascoltato fin qui. In entrambi i brani il testo non si capisce subito, spero che sia solo l’emozione. Alla fine passa Ti porto a cena con me. Inaspettata.
Le polemiche sui costi della manifestazione: voto 1. Lo sappiamo: tutto ha un costo. E sappiamo anche che la Rai è una televisione pubblica. Detto questo, mi pare che se gli ospiti fossero il coro della chiesa di Rescaldina (nulla contro il coro, sia chiaro), il bassista dell’orchestra della sagra della mortadella incoronata con marmellata di visciole e la massaia che fa delle torte salate da paura per la festa dell’oratorio forse forse non saremmo tutti lì a strapparci i capelli davanti alla tv. Il Festival ha fatto raccogliere 20 milioni di euro di pubblicità. Nel costa 10? Certo, lo sappiamo. Ogni anno lo sappiamo. I presentatori vengono pagati troppo? Perché? Contribuiscono ad attirare 20 milioni di euro di pubblicità e dovrebbero percepire 500 euro? Ah e no, non siamo noi contribuenti a pagare: il canone non paga lo stipendio di Fazio e Littizzetto.
Siamo alla prima puntata e non ha ancora cantato, ma in verità in verità vi dico che vincerà Noemi. In ballottaggio anche Francesco Renga. Se neanche uno dei due sarà sul podio, sciopero per un mese. Sia chiaro.