Pubblicato su Sdiario il 9 settembre 2014
Ritorno al futuro
(Dedicato a Ger)
Buongiorno Sviaggiatori, “Dove eravamo rimasti?”. Se non ricordo male, c’eravamo lasciati con la voglia di viaggiare, di partire, comunque e sempre partire, oggi invece riparto dalla voglia di restare.
Non è facile trovare un luogo dell’anima o del mondo che ci faccia sentire a casa, e se lo trovate, tenetevelo davvero stretto. Il mio posto nel mondo si chiama Caorle e ora vi scrivo dal caffè dove questa avventura di #sdiario e #caffesospeso è iniziata, il mitico caffe’ di Ger (al secolo “Good Cafe’) dove mischiando la musica raggae, la libertà di un pareo e il tintinnio di tazzine, bevo un caffè e sorrido.
Sorrido! Dettaglio non da poco, elemento essenziale che spesso dimentico di aggiungere ai miei pensieri. Ridere, quello è facile, mascherare la più cupa preoccupazione o l’ansia peggiore con una risata e’ un gioco da ragazzi, ma portare un sorriso nell’anima, ecco, quella è altra cosa.
Qui, tra calli e campielli, il mondo mi appare acora possibile. Il primo giorno ho incontrato un signore al bancomat, abbiamo scambiato quattro chiacchiere e lui (manco a dirlo) mi ha offerto un caffè. Mi ha raccontato dei suoi ottanta anni, di sua moglie, di un matrimonio epico e della casa vicentina. Poi sono passata da Lucio per il giornale e con il prete lettone ci siamo messi a parlare di calcio. In questo paese i negozi si ricordano per il nome di chi li gestisce, spesso con il nome dei padri e delle madri che hanno creato l’attività. È ancora l’uomo a fare del proprio nome un marchio di fabbrica, non un franchising. Non voglio essere estramemente poetica, le solite firme sono arrivate anche qui e il cemento negli ultimi anni sta prendendo spazi che dovrebbero restare patrimonio dell’umanità, però qui è ancora possibile rallentare.
E nel ritmo rallentato riesco a sentire ancora il rumore dei miei passi, del mio cuore, dei miei pensieri e allora inizio a pensare che a furia di scappare dalle paure, ho iniziato a correre così forte, da aver smesso di distinguere paesaggi, ponti e volti. In fin dei conti il mondo ha il suo moto perpetuo, forse sono io che devo diventare tempo-sostenibile. Ora potrei disperarmi per il mio imminente ritorno al futuro nella città tentacular, oppure potrei sorridere, sapendo (perché ora lo so) che c’è un posto nell’anima che posso portare con me, ovunque io sia, qualunque battaglia mi aspetti là fuori, quel posto ha il mio nome e ricordi calmi come le acque della laguna.
E’ con questo sorriso che voglio riaccogliervi. Con questo sorriso voglio ripartire con voi, questa volta per tornare a Casa. Con questo sorriso, vi regalo un caffè sospeso e vi presento Ger, là dove tutto questo ha avuto inizio.