Un caffè con Tino
Un giorno non basta per ricordare,
un giorno per qualcuno è un inizio per ricordare,
fino a quando non dovremo più ricordarci di quanto abbiamo dimenticato.
Ben trovati Sviaggiatori, tempo infame in questo periodo, tempo da starsene seduti al bar a bere un caffè caldo e poi magari farsi un giro in galleria, rintanandosi nella libreria di Tino.
Tino è un Libraio, di quelli veri, con la barba e le dita che odorano di carta e memoria. Ecco sì, la memoria, di questo voglio parlare oggi e di questo ho voluto parlare con lui che ha fatto della memoria il suo nome: “La memoria del mondo”, una poesia in una insegna.
Da pochi giorni ci siamo lasciati alle spalle il giorno della memoria e anche questa volta abbiamo fatto i conti con la polemica dei pro e contro, con la differenza che quest’anno mi sono irritata un po’ di più, sarà forse che bevo troppi caffè.
Non capisco, magari aiutatemi voi, non capisco proprio questo modo di essere nichilisti sempre e comunque, sempre contro ogni cosa, sempre pronti a vedere il lato oscuro della forza. Mi guardo intorno, spesso qui al caffè ascolto le chiacchiere delle persone e se c’è una cosa che penso ogni giorno, è che abbiamo la memoria troppo corta.
Tino, che di mestiere fa le parole, lo dice meglio di me: “Una notizia che oggi è tragica, domani non esiste più”. Così continuo a pensare che il giorno della memoria non solo debba esistere, ma debba anche essere preservato. Un giorno della memoria che non deve essere solo elenco sterile e fintamente partecipato di vittime, ma un giorno dedicato alla riflessione sui limiti dell’uomo così tragicamente toccati durante l’olocausto e in tutti gli olocausti quotidiani. Un giorno in cui pensare a quanto stiamo dimenticando, quanto riusciamo a scollarci da un ricordo doloroso. Ho sempre vissuto il mio non essere ebrea quasi come un senso di colpa. Forse i miei capelli biondi, i miei occhi ariani, il mio essere fintamente cristiana mi avrebbero fatto salva la vita. Mi piace pensare che mi sarei comunque cacciata nei guai aiutando qualcuno, ma la verità è che nella storia di ogni giorno forse avrei solo pensato a portare a casa la pelle, la mia e pazienza gli altri. Forse è questo che dovrei ricordare più spesso, ogni volta che potrei fare la differenza rischiando qualcosa di mio.
Certo un giorno non fa la differenza, ma nulla toglie a chi è dotato di pensiero, di impegnarsi ogni giorno per ricordare e costruire. Il problema è che, ancora oggi, sento ripetere che “l’olocausto è stata una montatura politica” e in quei momenti vorrei tanto bombardare di libri, documenti, capelli, denti, giocattoli, nomi, ossa tutti quelli che non hanno mai avuto niente da dimenticare perché non hanno mai avuto un pensiero degno di essere ricordato.
Credo che il giorno della memoria sia uno strumento in più nelle nostre mani, non l’unico, non bastante a ricostruire l’uomo e come sempre non è il mezzo, ma l’utilizzo del mezzo che NOI facciamo a renderlo utile o no. Un giorno non basta per ricordare, un giorno per qualcuno è un inizio per ricordare, fino a quando non dovremo più ricordarci di quanto abbiamo dimenticato.
“Una notizia che oggi è tragica, domani non esiste più”
Pubblicato su Sdiario di Barbara Garlaschelli il 4 febbraio 2014